L’opera “Bestiario del firmamento” di Luigi Mainolfi, sagome di animali fantastici di velluto bianco, visioni ancestrali tipiche del lavoro dell’artista campano, applicati su uno sfondo di velluto blu notte, andrà ad arricchire l’originale collezione di arte contemporanea che annovera sipari firmati da importanti artisti contemporanei italiani. Alla collezione, iniziata nel 2005 con Applausi di Aldo Mondino, si sono aggiunti negli anni i lavori di Carla Accardi (Rossoro, 2007), Getulio Alviani (Permutabile negativopositivo, 2009), Mimmo Paladino (Attori, 2012), Nicola De Maria (Musica colorata dai sogni, 2015) fino al magnifico del 2016 di Paolo Pinelli Pittura R, 2015 – 101 Elementi.I . Luigi Mainolfi, nato in provincia di Avellino nel 1948. Dopo gli studi di pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, nel 1973 si trasferisce a Torino, attratto dal panorama artistico e culturale della città che negli anni Settanta rappresentava il centro dell’avanguardia artistica italiana. I primi lavori, tra il 1972 ed il 1976, indagano il corpo e il gesto. Nelle prime esposizioni/performances presenta calchi del proprio corpo in gesso che lascia consumare nell’acqua (Cavriago 1977) o fa precipitare dall’alto al suolo (La performance, Galleria Civica d’Arte Moderna, Bologna 1977). Tra il 1979 e il 1980 completa La Campana (Gall. Tucci Russo, Torino 1981) e La Sovrana Inattualità (P.A.C., Milano 1982). Ha partecipato alle più importanti rassegne internazionali quali la Biennale di San Paolo, la Biennale di Venezia, la Biennale di Parigi, Documenta (Kassel). Tutto il suo percorso è volto a recuperare l’uso delle materie naturali, le materie prime che hanno fatto la storia della scultura, dal gesso alla terra, dal legno alla pietra, dal bronzo al marmo. Erede di una visione ancestrale del mondo e dell’opera dell’uomo, Mainolfi crea radure, alberi, montagne, città, soli, animali, personaggi, attingendo da un immaginario arcaico popolato da leggende e figure mitiche.